FISIOKINESITERAPIA

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Fisioterapia

ELENCO PATOLOGIE

A cura della Dott.ssa. Alessandra Vitale - Fisioterapista

TENDINITE

La tendinite è un'infiammazione che colpisce i tendini e si manifesta spesso in chi lavora con le mani (muscisti, artigiani, etc) o di chi usa sia arti inferiori che superiori in modo regolare e intenso (sportivi, agonisti, insegnanti di movimento, etc)

Sintomi della tendinite

Alla sensazione di indolenzimento a carico del tendine si unisce un dolore che può farsi molto acuto dopo lo sforzo o prima, ma in genere tende a scomparire durante l'attività fisica nello sportivo. Palpando la zona interessata la sensazione spiacevole può aumentare. Se il processo infiammatorio è grave possono comparire gonfiore e arrossamento o tumefazione della zona interessata.

Se la tendinite è conclamata, lo specialista sceglierà di applicare la terapia conservativa o la chirurgia:

Terapia conservativa:
  • Riposo dell'area coinvolta.

  • Utilizzo di ausili che diminuiscono la mobilità articolare e migliorano la gestione dei carichi (tutori, stecche, bastoni o stampelle, plantari ecc).

  • Fisioterapia, ginnastica preventivo-riabilitativa e stretching: indispensabili al recupero del trofismo e della forza muscolare, e della stabilità articolare. Utilissima si rivela l'utilizzo della TECARTERAPIA,già dalle prime sedute si può notare un miglioramento sintomatologico.

  • Crioterapia o terapia del freddo: agisce diminuendo l'infiammazione e calmando il dolore.

  • Farmaci: di tipo antinfiammatorio (non steroidei o corticosteroidi).

  • Trattamenti medici: utili alla riduzione dell'infiammazione e allo stimolo della riparazione tissutale.

Chirurgia: utilizzata quando la tendinite va incontro a complicazioni: calcificazioni e rottura.
  • Riabilitazione post-chirurgica: di tipo fisioterapico e successivamente di potenziamento.

ARTROSI

L'artrosi è una malattia articolare degenerativa, cronica e progressiva. E' la malattia reumatica più diffusa e colpisce entrambi i sessi. Le lesioni degenerative osservate a carico delle articolazioni sono molteplici e coinvolgono la cartilagine, l'osso e le inserzioni tendinee. Non infrequentemente il processo degenerativo può complicarsi con fasi di infiammazione delle strutture articolari, determinando tumefazione con versamento liquido. Le articolazioni più frequentemente interessate sono: la colonna vertebrale, l'anca, il ginocchio, le dita delle mani e dei piedi.

TERAPIA

La terapia fisica (fisioterapia) sfrutta, mediante svariate strumentazioni, le proprietà del calore, applicato o indotto sulle articolazioni colpite, per indurre riduzione del dolore e migliore perfusione circolatoria. Molti soggetti artrosici trovano infatti sollievo in ambiente caldo, secco e nell'esposizione al sole. Ciò mima, in modo naturale, la condizione che può essere artificialmente creata mediante le strumentazioni fisiatriche. Quando un paziente artrosico presenta un versamento articolare (ossia la formazione di liquido nella cavità articolare) l'esposizione al sole può peggiorare i suoi sintomi e vi sono poi una serie di controindicazioni dipendenti da cause diverse (ipertensione, foto-sensibilità, flebiti e altro). Il mare inoltre può essere molto utile al paziente artrosico. Il semplice galleggiamento permette movimenti che sono preclusi all'asciutto e favorisce quindi la tonificazione muscolare. Il nuoto e altri gesti specifici aiutano i movimenti senza eccessive sollecitazioni articolari. Questa applicazione medica del movimento si chiama chinesiterapia e viene correntemente eseguita, su precisa indicazione medica, da fisioterapisti specializzati, ma deve poi essere appresa dai pazienti e sviluppata come igiene quotidiana. Un aspetto fondamentale della terapia dell'artrosi è costituito dall'apprendimento, da parte del malato, di gestualità in grado di proteggere le articolazioni da movimenti potenzialmente lesivi (economia articolare). Si rende necessario studiare, mediante osservazione, il movimento articolare scorretto abituale, per giungere al suggerimento di gesti correttivi, talvolta mediante l'impiego di ausili strumentali.

LOMBALGIA

La lombalgia, più comunemente detta mal di schiena, è un disturbo comune che coinvolge i muscoli e le ossa della schiena. Essa colpisce, ad un certo punto della loro vita, circa il 40% delle persone. La lombalgia può essere classificata per durata, come acuta (dolore di durata inferiore alle 6 settimane), sub-cronica (da 6 a 12 settimane) o cronica (più di 12 settimane); la lombalgia acuta è anche nota popolarmente come colpo della strega.

TERAPIA: una strategia valida è un cammino terapeutico di pari passo con un algologo e un fisioterapista che insieme disegneranno un cammino terapeutico valido ad una precoce ripresa.

LA CERVICALGIA

ovvero il dolore localizzato nella parte posteriore del collo, a livello delle vertebre del rachide cervicale (tecnicamente indicate come C2-C7 e corrispondenti alla parte "alta" della colonna vertebrale), è uno dei disturbi osteoarticolari più frequenti in età adulta nel mondo occidentale e può iniziare a causare problemi già a partire dai 30 anni.

Nel linguaggio comune, spesso, ci si riferisce alla cervicalgia con il termine generico "cervicale"(usato in espressioni come "è colpa della cervicale", "soffro di cervicale" ecc.), riassumendo così in modo improprio il tipico dolore al collo, più o meno intenso e disabilitante, che può irradiarsi anche a una spalla (più raramente entrambe) e alle braccia, rendendo difficoltosi i movimenti a causa del calo di forza e dei fastidi sensitivi associati (formicolii, sensazione di punture di spillo o di alterazioni della temperatura del braccio interessato).

TERAPIA: una strategia valida è un cammino terapeutico di pari passo con un algologo e un fisioterapista che insieme disegneranno un cammino terapeutico valido ad una precoce ripresa.

LESIONE MUSCOLARE

si possono pertanto suddividere in:

  • Lesioni muscolari da trauma diretto dove è un'azione diretta a produrre il trauma (tipico di sport da contatto con avversario).

  • Lesioni muscolari da trauma indiretto che comportano l'esistenza di forze lesive di diversa natura.

Le lesioni da trauma diretto possono essere classificate in tre gradi di gravità:

  • Grado lieve

  • Grado moderato

  • Grado severo

La classificazione delle lesioni da trauma indiretto:

  • Contrattura

  • Stiramento

  • Strappo di I grado

  • Strappo di II grado

  • Strappo di III grado

La contrattura

La contrattura comporta un aumento del tono muscolare conseguente all'attività sportiva. Si tratta quindi di uno stato involontario, in cui il muscolo non riesce ad allungarsi adeguatamente. Solitamente una contrattura si manifesta dopo un periodo medio breve dalla fine dell'attività sportiva e può durare anche per diversi giorni. Da non confondere la contrattura con lo strappo; la contrattura non produce infatti lesioni muscolari. In queste circostanze è consigliabile sospendere l'allenamento perchè il proseguimento può causare danni più seri come l'elongazione o la lacerazione del tessuto muscolare. Fra le cause di una contrattura vi sono anche altri fattori: tensione emotiva, assenza o carenza di riscaldamento, sforzo muscolare eccessivo, disturbi posturali e/o anatomici. Come prevenire la contrattura? Fra i rimedi possibili di prevenzione di una contrattura vi sono massaggi professionali ed esercizi di allungamento come lo stretching, che possono agevolare il recupero post traumatico.

Lo stiramento muscolare

Lo stiramento muscolare provoca una elongazione delle fibre, con un dolore immediato ed acuto che non comporta, tuttavia, la sospensione dell'attività sportiva. Come trattare lo stiramento muscolare? Sono consigliati il riposo e l'applicazione di ghiaccio nell'area compromessa. Un bendaggio compressivo, con l'ausilio di antinfiammatori locali può essere accelerare la ripresa dell'attività che, di solito, può avvenire dopo 2 settimane.

Lo stiramento muscolare

Lo strappo muscolare porta alla rottura parziale o totale di un muscolo. Vi sono diversi gradi di gravità dello strappo muscolare. La lesione è definita di primo grado se interessa la rottura di meno del 5% delle fibre; di secondo grado se è presente la rottura di fibre e di fascicoli muscolari; di terzo grado quando interessa totalmente o in misura elevata un muscolo. L'effetto visibile di uno strappo è la formazione di un ematoma che assume le dimensioni proporzionali allo strappo stesso. Nelle lesioni di terzo grado diviene visibile e palpabile anche una depressione nell'area del trauma. La riparazione del danno determina la comparsa di tessuto cicatriziale che potrà compromettere l'elasticità e la funzionalità del muscolo. In queste circostanze è bene consultare un medico professionista per intervenire chirurgicamente alla sutura della lesione. Assolutamente indispensabili riposo e terapia antinfiammatoria e FISIOTERAPICA.

La contusione

La contusione è il frutto di un trauma che provoca un più o meno grave versamento sanguigno a causa di una lesione. Tipica la comparsa di un ematoma causato da un accumulo di sangue fuoriuscito, in una zona circoscritta del corpo, nella stessa sede dell'evento traumatico. L'ematoma che si forma in seguito alla contusione, a seconda delle sue dimensioni, può rivelare il grado di gravità della contusione. Se sono ematomi grossi, si dovrà procedere con l'asportazione chirurgica.

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